Care Colleghe, cari Colleghi,
come noto la situazione del Paese è complessa, con curve epidemiche ancora crescenti e una serie di Decretazioni d’urgenza della Presidenza del Consiglio che, in media ogni 24/48 ore, hanno in questi giorni aumentato le misure di prevenzione.
Sono forme di protezione collettiva importanti, e per quanto limitative (e impattanti sulla vita professionale di molti colleghi) sono opportune e necessarie per la sicurezza di tutti.
Ansie, incertezze e difficoltà colpiscono anche la categoria degli psicologi, ed in questo momento è assolutamente normale. Dovremo fare grande gioco di squadra, in questi mesi, per affrontarle e gestirle insieme come Comunità di professionisti.
In centinaia ci state scrivendo per esporre dubbi, perplessità, domande, sia sulla pagina Facebook che presso l’Ordine.
Cerchiamo di rispondere a tutti, ogni giorno; e da quello che viene scritto, sento il dovere e l’orgoglio di ringraziare i tanti colleghi che in questi giorni sono impegnati in decisioni difficili; negli ospedali, a Vò Euganeo, nel prendersi cura in momenti difficili di situazioni cliniche o famigliari delicatissime.
Come sapete, aggiorniamo ormai in media ogni 24 ore il Vademecum sul sito dell’Ordine, adeguandolo in tempo reale alle novità introdotte dai Decreti e dal loro possibile impatto sulle nostre funzioni professionali; vi invito a consultarlo regolarmente, perchè lo aggiorniamo in continuazione, anche tra una Newsletter e l’altra.
Rispetto alle iniziative Istituzionali per il supporto alla popolazione, il CNOP a livello nazionale e l’Ordine Veneto hanno avviato interlocuzioni dirette con le associazioni di psicologia dell’emergenza iscritte all’Albo della Protezione Civile, e tengono i canali comunicativi aperti con le istituzioni e stakeholders variamente coinvolti. L’intervento “emergenziale” deve rispondere infatti a precise linee-guida, modalità organizzative e normative che sono finalizzati a svilupparlo in modo organizzato e coordinato.
Come categoria e come professionisti, dovremo iniziare a focalizzare non solo il difficile “qui e ora” della situazione di emergenza, ma anche quelle che ne saranno le evoluzioni e impatti dei prossimi mesi sulla nostra attività professionale a livello collettivo; la pandemia comporterà una serie di probabili cambiamenti di medio – lungo termine (su lavoratori, famiglie, pazienti portatori di problematiche complesse…) che dovremo imparare a gestire e sostenere adeguatamente.
Sarà un processo di apprendimento e adattamento continuo per tutti noi.
Ma lo faremo insieme, come categoria.
Inutile negare che sarà una sfida professionale complessa, sia come singoli che come Comunità professionale, e su cui saremo chiamati a fare la massima “rete” (Ordine, Scuole, Università, Associazioni, società scientifiche, sindacati, professionisti, etc.): ognuno e ciascuno di noi sarà impegnato nei prossimi mesi a diventare “costruttore di resilienza” per sè, i propri colleghi, i propri pazienti.
Su simmetrico versante, l’attenzione ai purtroppo inevitabili impatti professionali sui colleghi, non solo nel breve ma anche nel medio-lungo termine, dovrà essere al centro degli impegni congiunti delle istituzioni di categoria (CNOP/Ordini, ENPAP e anche ADEPP), che si trovano in questi giorni a sollecitare ripetutamente il Governo rispetto sia alla necessità di adozione di misure economiche a sostegno dei professionisti ordinistici (e in particolare di chi sta subendo l’impatto maggiore, come le migliaia di liberi professionisti che stanno vivendo un momento di forte calo delle attività lavorative), che di concessione delle necessarie autorizzazioni ministeriali, per permettere agli Enti previdenziali i cosiddetti “interventi in deroga”. Autorizzazioni e misure governative necessarie per… potersi prendere cura di chi si prende cura degli altri.
Voglio e devo ringraziare in questi giorni complicati anche la macchina organizzativa dell’Ordine, il cui personale sta dando il massimo impegno per garantire continuità di attività all’Ente e agli iscritti, con professionalità ed enorme senso di responsabilità.
L’Ordine, che ha già necessariamente sospeso il ricevimento in presenza, da settimana prossima potrebbe (in ottemperanza al DPCM 11 marzo) rinviare brevemente lo svolgimento di alcune attività non urgenti al pubblico, rimanendo comunque sempre operativo e con gli uffici regolarmente contattabili via mail e telefono.
Inserisco qui di seguito il testo, nella versione più aggiornata, del nostro Vademecum pratico, che ti prego di leggere attentamente perchè presenta alcuni sviluppi importanti rispetto alla precedente Newsletter.
Dovrai comunque attenerti sempre a eventuali evoluzioni della Decretazione o Ordinanze delle autorità competenti, avendo il Vademecum solo un ruolo informativo.
Ci aggiorniamo.
Costantemente.
Luca Pezzullo
Presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto
VADEMECUM PRATICO PER PSICOLOGI
In questi giorni, molti colleghi ci stanno contattando con domande su come la situazione epidemica in corso possa impattare sulla loro attività professionale. Come professionisti della salute psicologica, in momenti di emergenza collettiva caratterizzata anche da ricadute psicologiche e forte ansia sociale dobbiamo svolgere il nostro ruolo con responsabilità e rigore.
Evidenziando che ci si deve sempre riferire rigorosamente alle più recenti Decretazioni, indicazioni ed Ordinanze delle Autorità di Sanità Pubblica, e che l’Ordine ha solo ruolo informativo rispetto alle stesse, ecco alcuni suggerimenti tecnici e pratici orientativi per professionisti Psicologi, condivisi e sottoscritti dai Presidenti di diversi Ordini regionali con lo scopo di dare interpretazione comune ad una serie di quesiti professionali che gli iscritti ci pongono.
Le informazioni del presente Vademecum, se condivise e ritenute utili, sono ovviamente sottoscrivibili e liberamente diffondibili anche da altri Enti o Ordini.
- “Posso continuare a svolgere attività professionale?
In generale, l’attività professionale psicologica (“comprovate esigenze lavorative e di salute”), da DPCM 9 marzo 2020 e 11 marzo 2020 può continuare a svolgersi; previo ovviamente il più rigoroso rispetto delle misure igienico-preventive del Ministero della Salute, già ripetutamente indicate, e che devono essere applicate con particolare attenzione da tutti i professionisti sanitari.
Il principio di fondo, che ciascuno è tenuto a rispettare attentamente, è però sempre quello di minimizzare il più possibile tutte le attività in presenza, per rinviarle o sostituirle ogni qual volta sia praticabile con altre modalità di interazione (videochiamate, consulenze telefoniche, smart working, etc.). Questo anche al fine di ridurre al massimo la mobilità evitabile dei pazienti.
Un semplice criterio decisionale può essere questo:
A)La prestazione è erogabile tramite strumenti a distanza? Usali.
B)La prestazione non è erogabile tramite strumenti a distanza, ma è differibile? Rinviala.
C)La prestazione non è erogabile a distanza, ed è clinicamente urgente? Valuta la possibilità di svolgerla, ma solo con l’applicazione di rigorose norme igienico-preventive.
E’ comunque fondamentale, in un periodo di difficoltà nazionali e ansie sociali diffuse, garantire al meglio le nostre funzioni ed il nostro ruolo professionale, clinico e sociale, a tutela del benessere psicologico della popolazione. L’impatto psicologico della pandemia in corso sta creando difficoltà significative a singoli, famiglie, organizzazioni, cui gli psicologi possono e devono dare risposta garantendo – con adeguate modalità e attente misure di sicurezza – l’assistenza necessaria ai cittadini che ne necessitano, e ne necessiteranno anche nel medio-lungo termine.
Attività collettive o aperte al pubblico (seminari, convegni, incontri in sede pubblica, etc.) sono soggette a sospensione fino al 3 aprile 2020: tali attività devono essere tassativamente rinviate.
- “Posso vedere pazienti in studio privato? Con che precauzioni?”
Per quanto riguarda attività di consulenza in studio/ambulatorio, si deve valutare con grande attenzione e con criterio cautelativo la loro effettiva non rinviabilità e/o non sostituibilità con forme di interazione a distanza; se si ritiene comunque clinicamente necessario e strettamente non prorogabile il proseguire in presenza, è doveroso rispettare in modo estremamente rigoroso le precauzioni igieniche indicate dal Ministero della Salute; professionista e paziente devono essere del tutto asintomatici e non presentare fattori epidemiologici di rischio (provenienza da aree estere o nazionali a particolare rischio epidemico; convivenza, frequentazione o contatti con soggetti positivi, sospetti o a rischio, etc.).
Se vi sono sintomi anche leggeri (febbre, tosse, dispnea) o anche solo sospetti su potenziali fattori di rischio epidemiologico del professionista o del paziente, gli appuntamenti in presenza devono essere rinviati senza eccezioni.
Devi rigorosamente applicare in ogni caso, a tutela tua e dei tuoi clienti, le precauzioni raccomandate dall’Istituto Superiore di Sanità (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/):
- Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
- Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione: bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol.
- Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
- Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci; usa fazzoletti monouso.
- Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
Anche se le indicazioni Ministeriali sono di tenere 1 metro di distanziamento, per criterio maggiormente prudenziale rispetto al rischio “droplets” durante la prolungata interazione in ambiente chiuso è opportuno tenere una distanza di almeno 2 metri durante i colloqui (valuta anche gli eventuali impatti di setting, e sii pronto a discuterne con il paziente se opportuno).
Evita il contatto fisico (ad es., strette di mano).
Tieni sempre a disposizione un dispenser di soluzione igienizzante idroalcolica da usare e far usare ai pazienti, soprattutto prima della manipolazione di test, materiali diagnostici, giochi per bambini. Valuta come comunicare in modo sereno la richiesta di farne uso.
Ricordati inoltre di igienizzare regolarmente e accuratamente le superfici di lavoro e arredamento (tavoli, sedie, braccioli e poggiatesta di poltrone, maniglie, etc.) e gli oggetti ad uso condiviso tra un paziente e l’altro, oltre che le superfici sanitarie del tuo studio quando vengono usate, con disinfettanti adeguati (a base di cloro o alcol). Arieggia bene e regolarmente tutti i locali.
In caso tu abbia una sala d’attesa, tieni maggiormente distanziate le sedie, ed elimina materiali di gioco/lettura lasciati a disposizione dei clienti. E’ doveroso atto di responsabilità il distanziare gli appuntamenti, per evitare che i pazienti si incontrino.
Regola di buon senso, lavorando a contatto con altri, è il verificare quotidianamente la propria temperatura e stato di salute. In caso anche solo di leggera febbre o altri sintomi come tosse e dispnea, o di tuoi contatti con persone a rischio, SOSPENDI IMMEDIATAMENTE la tua attività, o passa a modalità online. Idem laddove tu presentassi fattori di particolare rischio clinico personale (età avanzata o significative patologie pregresse, correlabili a maggiore gravità clinica degli effetti di COVID-19).
- “In studio, vedo soggetti in età evolutiva. Devo prendere qualche precauzione particolare?”
E’ decisamente opportuno e fortemente indicato il rinviare tutti gli appuntamenti con soggetti in età evolutiva che non presentino chiari caratteri di grave necessità e inderogabile urgenza.
I bambini sono spesso meno attenti alle norme igieniche generali; pertanto, nel caso li dovessi vedere in studio per gravi motivi, presta particolare attenzione alla rigorosa igienizzazione di oggetti, libri, giochi, tappetini e superfici con cui sono entrati in contatto, tra ogni paziente e l’altro.
Allo stesso modo, considera che solitamente le interazioni con i bambini sono più ravvicinate rispetto a quelle con gli adulti, con conseguente maggiore esposizione.
A livello puramente informativo, il Coronavirus sembra essere clinicamente meno pericoloso in età pediatrica, ma i bambini possono comunque essere contagiosi verso terzi.
- “Faccio terapie / lavori di gruppo, devo interromperle?”
Attività di gruppo, meeting, supervisioni collettive e formazioni di gruppo sono in sostanziale contrasto, per le loro modalità attuative, con le regole di social distancing del DPCM 8 marzo, e come tali vanno rinviate dopo il 3 aprile.
Possono essere sostituite pro tempore da forme di supervisione/intervisione o incontro di gruppo in modalità telematica, laddove possibile.
- “Lavoro con pazienti/contesti a rischio, devo interrompere?”
Un forte criterio prudenziale, per sé e per altri, deve essere sempre alla base della decisione.
- Attività a contatto con anziani o pazienti fragili (pluripatologie, etc.) sono da sospendere o rinviare il più possibile, per ridurre il rischio nei loro confronti (il rischio di mortalità è molto più elevato in queste categorie di pazienti, che devono rimanere il più possibile al proprio domicilio) – cfr. art. 3, comma 1, B DPCM 8 marzo 2020. Sono effettuabili quindi solo in caso di inderogabile necessità, e previo confronto con il medico curante; il professionista dovrà adottare le più rigorose regole igieniche-preventive (social distancing, igienizzazione rigorosa, mascherina previo confronto con il medico curante e relativa attenzione agli aspetti comunicativi). L’attività in ambito RSA o sanitario deve seguire rigorosamente le indicazioni e raccomandazioni del responsabile sanitario della struttura.
- Attività che richiedano contatto fisico ravvicinato con uno o più pazienti (psicocorporee, psicodramma, etc.) sono a maggior rischio, e vanno pertanto rinviate o sostituite con altre metodologie che garantiscano il social distancing previsto in norma.
- Attività domiciliari (ad es., interventi ABA, interventi di riabilitazione con pazienti impossibilitati a muoversi, ecc.) sono da rinviare o sostituire, ogni qual volta sia possibile, con interventi a distanza (anche per il possibile stato di fragilità o rischio dei pazienti cui spesso tali interventi si rivolgono). Sarà utile fornire a parenti/caregivers una serie di indicazioni pratiche cui attenersi in questo periodo, e organizzare eventuali consulenze a distanza per la gestione di difficoltà o problematiche specifiche (ad es., bambini con gravi disturbi del comportamento). Esclusivamente laddove dovesse palesarsi una inderogabile necessità clinica in casi realmente eccezionali, previo confronto con il medico curante (per pazienti con patologie) e previa attenta verifica dell’assenza di fattori di rischio (nessun soggetto sintomatico, sospetto o a rischio nel domicilio) sarà cura e responsabilità del professionista implementare le più rigorose condizioni igienico-preventive nello svolgimento dell’attività, e in seguito alla stessa. Si evidenzia però che la situazione deve presentare chiari elementi di eccezionalità e urgenza clinica.
Allo stesso modo, è fortemente sconsigliato ricevere presso il proprio domicilio dei pazienti.
- “Se un paziente annulla l’incontro con scarso preavviso, posso chiedere di essere pagato lo stesso?”
Ci si rifà come sempre agli accordi pregressi sui recuperi sedute.
Si ricorda che normalmente non è possibile richiedere il pagamento di una prestazione non avvenuta; ed eventuali annullamenti anche di appuntamenti online, in questi giorni complessi, possono essere più frequenti del solito – è magari frustrante per il professionista, ma comprensibile in questo periodo straordinario.
- “Se mi ammalo io, potrei essere chiamato a riferire i nomi dei miei pazienti in caso di indagine epidemiologica?”
Questione chiaramente delicata; ma la tutela di Salute Pubblica in situazione di emergenza sanitaria è prevalente rispetto alla privacy individuale.
In caso tu risultassi positivo al Coronavirus, e dovessi essere quindi coinvolto in procedure di indagine epidemiologica, dovrai fornire i nominativi delle persone con cui sei venuto in contatto (non è necessario – ed è ovviamente da evitare perchè sottoposto a Segreto Professionale – lo specificare il motivo clinico; semplicemente, indicherai che hai avuto contatti ravvicinati per motivi di lavoro con una data persona).
Avvisa comunque i tuoi pazienti di questa eventuale possibilità, chiarendo preventivamente la questione e rassicurandoli sul mantenimento rigoroso del segreto professionale (ed ovviamente avvisandoli tempestivamente in caso risultassi tu positivo in futuro, perchè potrebbero essere stati a loro volta esposti da te).
Lo stesso vale per le attività che coinvolgano o abbiano coinvolto più persone (e che al momento non dovrebbero più essere svolte): un partecipante positivo può portare a dover indicare i nomi degli altri partecipanti.
- “Se mi ammalo io, ho diritto a qualche assistenza particolare? E per le scadenze professionali?”
Le scadenze professionali, al momento, rimangono invariate (tranne che in ex “Zona Rossa”: Vò Euganeo, Lodigiano).
Se ti ammali, hai diritto alle normali forme di assistenza (INPS, ENPAP) previste per malattia (ad es., indennità malattia).
Le possibilità di assistenza ENPAP sono diverse:
A) Indennità di Malattia – per chi si dovesse ammalare, è possibile richiedere un indennizzo economico:
https://www.enpap.it/servizi-per-te/indennita-di-malattia-e-infortunio/
B) Assistenza Sanitaria Integrativa – sempre per chi si dovesse ammalare o averne sequele, è possibile accedere a diverse forme di servizi sanitari integrativi: https://www.enpap.it/servizi-per-te/assistenza-sanitaria-integrativa-emapi/
C) Stato di Bisogno – forma di copertura speciale per situazioni personali straordinarie. E’ importante sapere che non è una forma di assistenza generalizzata per chi ha avuto “solo” una temporanea deflessione delle attività lavorative (appuntamenti rinviati, formazioni annullate, etc.), ma è pensata proprio per situazioni davvero eccezionali (ad es., colleghi quarantenati o isolati in ex-zona rossa con gravi conseguenze personali, etc.). Vanno letti con attenzione i criteri:
https://www.enpap.it/servizi-per-te/assistenza-stato-di-bisogno/
Come tutte le categorie professionali colpite anche economicamente dalla situazione, siamo in attesa di provvedimenti del Governo a sostegno degli operatori economici; il primo uscito per ora è il Decreto Legge 2 marzo 2020 n. 9, in particolare l’art. 16, rivolto ai professionisti residenti o operanti negli ex-Comuni di Zona Rossa; oltre a questo, si aspettano eventuali autorizzazioni ad “interventi in deroga” degli Enti di Previdenza, al momento non ancora autorizzati dai Ministeri anche se sono stati sollecitati ripetutamente da ENPAP, CNOP e ADEPP.
- “Possiamo usare Skype o simili, come modalità alternativa di lavoro?”
E’ una modalità di lavoro che – in questo periodo – può essere molto utile, fortemente incoraggiabile e concretamente da prioritizzare ogni volta che sia possibile attuarla (seguendo sempre le Raccomandazioni del CNOP del 2017), per minimizzare i rischi potenziali legati agli incontri in presenza.
Chiaramente l’uso del mezzo va a modificare il setting, e può non essere adatto per tutte le attività o tutti i pazienti; analizzare la fondatezza della domanda, l’effettiva applicabilità nel caso specifico e le dimensioni di set/setting è quindi sempre buona prassi e responsabilità del clinico, che dovrà curarne attentamente gli aspetti relazionali, di privacy, consenso informato e sicurezza.
E’ opportuno aggiornare il tal senso il Consenso Informato, inviabile anch’esso per via telematica, e il Registro dei Trattamenti ai sensi del GDPR.
La consulenza online o telefonica, se esperti del suo uso, potrà essere molto preziosa proprio per i pazienti che possono trovarsi in situazioni di quarantena o isolamento; nel qual caso la si può proporre come utile forma di supporto e/o continuità della relazione clinica.
Si dovranno inoltre considerare gli aspetti pratici legati alla privacy del set e del setting (un paziente isolato in casa con la famiglia può avere difficoltà a trovare uno spazio adeguato per lo svolgimento tranquillo e riservato della seduta; utile l’uso di cuffia e auricolari, etc.).
- “Cosa dire ai miei pazienti particolarmente in ansia o confusi dalla situazione? Ci sono fonti di riferimento da consigliare?”
Fonti ufficiali sono i siti del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Regione Veneto; i Numeri Verdi regionali (ad esempio, per il Veneto – 800462340) e del Ministero della Salute (1500), ed i propri medici curanti.
Adattando la comunicazione alle esigenze e istanze di ognuno, si può – a puro titolo di esempio – indicare ai clienti che è normale essere in ansia (anche perchè in questi giorni i media evidenziano molto il rischio), che è utile evitare “information overload”, che è opportuno stare attenti alle molte Fake News che circolano, che si possono mettere in atto utili comportamenti protettivi (anche per aumentare il loro empowerment), e che si deve fare riferimento solo a fonti informative accreditate.
Il CNOP ha messo a disposizione della cittadinanza un Pieghevole, cartaceo e scaricabile, con utili suggerimenti (https://www.psy.it/il-pieghevole-del-cnop-per-i-cittadini-sul-coronavirus.html).
In caso di pazienti particolarmente ansiosi, ossessivi, ipocondriaci, rupofobici, claustrofobici, con aspetti di ritiro sociale, con tratti paranoidi il clinico dovrà ovviamente esercitare particolare attenzione a esplorare il significato della situazione per loro, e come questo impatti sulla relazione clinica.
Idem per pazienti eventualmente in isolamento domiciliare con la famiglia, laddove le tematiche di consultazione fossero connesse a dinamiche famigliari disfunzionali.
- “Lavoro come dipendente/collaboratore (di una cooperativa, un Ente, una scuola, etc.). Cosa devo fare?”
Devi seguire le indicazioni di prevenzione generale (sempre), oltre alle indicazioni specifiche o aggiuntive del tuo datore di lavoro e dell’eventuale responsabile sanitario della struttura/istituzione.
Contattali se ritieni di dover svolgere funzioni potenzialmente a rischio, o hai dubbi in merito: dovranno essere sentiti RSPP e Medico Competente per quanto riguarda la tutela della salute dei dipendenti, e dovranno fornirti indicazioni operative chiare e i DPI eventualmente necessari.
Segnala loro se hai particolari problemi di salute (pregresse patologie respiratorie, immunitarie, etc.) che ti possano rendere soggetto a maggiore rischio clinico.
Tieni presente che dopo il DPCM 11 marzo, molti datori di lavoro pubblici e privati stanno progressivamente spostando in modalità smart working (o ferie) il personale non essenziale.
- “Ci sono risorse utili per i professionisti?”
Su https://solidarietadigitale.agid.gov.it è possibile reperire numerose risorse di servizi di comunicazione / piattaforme online che possono facilitare le attività dei professionisti in questo periodo, messe a disposizione gratuitamente da varie realtà private.
Skype (https://www.skype.com/it), Google Hangouts (https://hangouts.google.com), Zoom (https://www.zoom.us) e Whatsapp (https://www.whatsapp.com) sono piattaforme private – ma ad accesso gratuito per molte funzioni di base – che sono utilizzabili comodamente per attività di videochiamata con pazienti, videoconferenza, intervisione tra colleghi; presentano tutte la caratteristica fondamentale di crittografare i dati in transito, così da garantire la sicurezza delle comunicazioni.
Si ricorda inoltre che su www.eduiss.it è possibile accedere gratuitamente al Corso FAD ECM (20 ECM) dell’Istituto Superiore di Sanità, aperto a 100.000 professionisti sanitari (quindi psicologi compresi), su “Emergenza Coronavirus”.
- “Come dimostrare le comprovate esigenze lavorative o di salute?”
Si ricorda che i movimenti sul territorio nazionale sono possibili solo per “comprovate esigenze lavorative, di necessità o di salute”, e da evitare in tutti gli altri casi.
Questo ricomprende il movimento del professionista da e verso lo studio professionale/luogo di lavoro col percorso più diretto: in caso di eventuali controlli da parte di Forze dell’Ordine, sarà necessario comunicare la natura del proprio ruolo di professionista sanitario che si sta recando al lavoro. Da chiarificazioni del Ministero dell’Interno, è possibile autocertificare la motivazione dello spostamento con apposito modulo a disposizione delle Forze dell’Ordine, o scaricabile dal sito del Ministero dell’Interno.
E’ possibile suggerire, per facilitare eventuali verifiche in caso di controlli delle Forze dell’Ordine, di portare con sé (laddove disponibile) il tesserino dell’Ordine, e/o mostrare il proprio nominativo sull’Albo per dimostrare la propria professione (tramite visualizzazione – anche da smartphone – dell’Albo sul proprio sito regionale o del CNOP).
Allo stesso modo, il paziente che si sta recando presso di voi nei casi ritenuti necessari e urgenti, può dichiarare (in autocertificazione) come motivazione dello spostamento che si sta recando da un professionista sanitario, per lo svolgimento di una prestazione sanitaria.
In caso di futuro bisogno, sarà possibile rilasciare ai pazienti breve attestazione (su loro richiesta) di avere prenotato un appuntamento / di aver svolto una consulenza clinica il giorno X in sede Y, da esibire in caso di eventuali controlli.
E’ inoltre da chiarire preliminarmente al cliente, laddove dovesse in futuro essere verificata la fondatezza dell’autocertificazione, che il professionista lo potrà eventualmente confermare alle Autorità competenti previa autorizzazione scritta del cliente, e limitandosi a confermare esclusivamente lo svolgimento di consulenza nel dato luogo e ora, senza entrare in alcun modo in informazioni cliniche o personali; questo comporta ovviamente la necessità di esplicare alle Forze dell’Ordine che si è svolta una consulenza con professionista sanitario Psicologo.
N.B.: Indicazioni aggiornate all’13/3/2020, in revisione costante. Fare sempre riferimento ufficiale ai più recenti Decreti, Ordinanze e indicazioni delle Autorità di Sanità Pubblica.