Egregio Presidente Draghi,
le Psicologhe e gli Psicologi in questa pandemia sono stati (e sono) in prima linea.
A curarsi di un Paese emotivamente in frantumi.
Sono stati lì, a rimettere insieme i pezzi delle famiglie smarrite.
A sostenere i bambini con disabilità grave, i ragazzi in DAD, gli anziani fragili e isolati.
Le donne vittime di violenza.
I malati terminali.
I pazienti emotivamente stremati da mesi di lockdown, perdite di lavoro, rotture di rapporti affettivi.
Hanno curato il paese, si sono curati dell’Italia nelle RSA, negli ospedali, nei consultori, negli studi professionali, nelle Scuole.
Proprio il Decreto che porta il suo nome pochi giorni fa ha previsto l’obbligo di vaccino per tutti gli psicologi, assieme a tutti gli altri professionisti sanitari italiani.
Lascia quindi interdetti che, ora, Lei citi proprio la nostra categoria come esempio negativo per l’accesso ai vaccini, come se fossimo un po’… dei “Sanitari a Metà”.
Come categoria siamo subito finiti su tutti i giornali, additati come esempio di chi forse si dovrebbe vergognare di qualcosa.
Ma di che cosa, non mi è chiaro.
Presidente, di questa categoria al servizio di un Paese sofferente io invece sono ORGOGLIOSO.
E se conoscesse meglio le mille storie di Cura quotidiana che la animano, in contesti spesso drammatici e profondamente dolorosi, lo sarebbe anche Lei.
Chi “SI PRENDE CURA”, per noi non è e non sarà mai un “Sanitario a Metà”.
Con immutata stima, ma con altrettanta chiarezza: questa volta, Presidente, ha scelto l’esempio sbagliato.
Luca Pezzullo
Presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto