La Legge di Bilancio, recentemente approvata in Parlamento, ha cancellato il Fondo Disturbi Nutrizione e Alimentazione di 25 milioni di euro che era stato istituito a dicembre 2021 e che per il biennio 2022-23 aveva permesso di potenziare, o aprire ex novo, numerosi ambulatori ed assumere centinaia di professionisti volti a dare un primo aiuto essenziale ai più di 3 milioni di cittadini che soffrono di disturbi del comportamento alimentare o della nutrizione.
Se, come si teme, non ci saranno manovre correttive, migliaia di pazienti – in maggioranza adolescenti e le loro famiglie – verranno lasciati soli ad affrontare e sostenere un percorso di cura, con oneri importanti. I disturbi del Comportamento alimentari sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi vent’anni, arrivando a colpire oggi circa il 5% della popolazione italiana. Più di tre milioni le persone diagnosticate, per disturbi che colpiscono soprattutto le giovani donne e con età di esordio sempre più precoce.
“Sempre più frequentemente giungono ai servizi territoriali dedicati bambine in età prepuberale, dai 9 ai 12 anni, con sintomi quali la restrizione alimentare, il desiderio di perdere o mantenere un peso sotto la norma e l’eccessiva dipendenza della propria autostima dalle forme del corpo – sottolinea la Dott.ssa Fortunata Pizzoferro- che possono facilmente strutturarsi nel tempo, se non precocemente trattati, in un disturbo che può portare gravi conseguenze dal punto di vista fisico, psicologico e infine alla cronicizzazione. Ricordiamo che i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte in età giovanile.” Ed è soprattutto dopo il Covid, con un rapido incremento delle diagnosi, che il problema è esploso con tutta la sua urgenza e gravità.
“Nella fase adolescenziale le ragazze e i ragazzi affrontano la sfida della maturazione verso l’età adulta, sperimentano cambiamenti nel proprio corpo e nuove forme di socializzazione. Il ritiro sociale, con la riduzione dei rapporti tra pari e nei contesti scolastici, che ha caratterizzato per quasi due anni il periodo pandemico e post-pandemico – ricorda il Dott. Luca Pezzullo – ha lasciato un disagio importante in questa generazione, che è rientrata nella scuola e nella società con un corpo che nel frattempo era cambiato e con la paura di non essere più accettati; specchio di una difficoltà a relazionarsi con un gruppo di pari in carne ed ossa, dopo mesi di relazioni mediate dal filtro di una videocamera.”
La cancellazione del Fondo porterà inevitabilmente al blocco dei molti progetti grazie a questo avviati, alla non riconferma del personale sanitario ingaggiato e alla chiusura di ambulatori dedicati.
Prosegue il Dott. Luca Pezzullo ricordando che – “le risorse dedicate erano già insufficienti per implementare reali programmi di prevenzione, che parallelamente ai percorsi di cura sarebbero necessari per ridurre l’insorgenza di nuovi casi e per sensibilizzare famiglie, educatori e pediatri a poter riconoscere i primi segnali di un disturbo che dà migliori esiti quanto più è precoce la diagnosi. Il percorso di cura prevede la presa in carico per un tempo medio-lungo da parte di un’equipe multidisciplinare, composta da medici, psicologi, dietisti, educatori. Un onere che difficilmente può essere sostenuto se completamente a carico della famiglia.”
Conclude la Dott.ssa Fortunata Pizzoferro affermando che – il Governo non può lasciare tre milioni di persone (di cui plausibilmente 250.000 nella sola Regione Veneto) senza cure adeguate. Come Ordine degli Psicologi chiediamo anche alla Giunta Regionale di farsi portavoce col Governo per chiedere non un passo indietro, ma un passo in avanti verso un decreto correttivo o l’auspicato inserimento strutturale nei Livelli Essenziali di Assistenza dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA).“