Il Gazzettino – Inserto Salute
L’INCONTRO
L’Ordine delle Psicologhe e Psicologi del Veneto nel corso dell’incontro «Amare da morire o morire d’amore? Il fenomeno del suicidio nelle relazioni affettive e il ruolo del digitale», moderato da Fortunata Pizzoferro, Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto, ha voluto approfondire il tema delle nuove forme di amore a distanza e mettere in luce le potenzialità e i rischi connessi. Con l’obiettivo di formare i professionisti anche alla prevenzione di eventuali, possibili gesti suicidari. Aumentano infatti le “relazioni pericolose” anche online: nuove forme di legami affettivi che nascono e vivono anche senza il coinvolgimento del corpo fisico, con possibili conseguenze psicologiche pesanti e con la possibilità che sfocino in grandi delusioni e in gesti estremi. Per questo è stato dato ampio rilievo alla responsabilità del professionista, psicologo/a o psichiatra anche nella comunicazione delle notizie di suicidio ai media e alla gestione del cosiddetto “parasuicidio”.
«Come Ordine, – spiega Luca Pezzullo, Presidente Ordine delle Psicologhe e Psicologi del Veneto – abbiamo ritenuto importante lanciare uno spunto di riflessione sull’intervento psicologico necessario e utile per fronteggiare le implicazioni emotive presenti in ogni rottura delle relazioni affettive. Riflessione riletta nel quadro delle relazioni online che hanno per certi aspetti semplificato il quadro dei legami, per altri lo hanno reso più complesso e ambiguo, con l’attivazione di una serie di processi psicologici, relazionali, comunicativi che sono tipici e che possono portare a conseguenze serie e tragiche».
Cosa ci spinge a preferire di vivere una relazione online anziché il classico corteggiamento e l’innamoramento di persona? «L’innamoramento spiega Marta Giuliani, psicologa, psicoterapeuta, sessuologa, Consigliera Ordine Psicologi Lazio – è un processo complesso in cui entrano in gioco aspetti fisici, chimici e psicologici e in cui vengono attivate abilità sociali, relazionali, empatiche ma anche di lettura del comportamento e degli spazi dell’altro. Nel mondo online, pur mancando tutto l’aspetto mediato dal corpo, si possono instaurare relazioni altrettanto coinvolgenti e totalizzanti per la persona, favorite da tutta una serie di elementi tipici del mezzo. Dietro ad uno schermo diminuisce l’inibizione, aumentando così velocemente il livello di intimità che si raggiunge con l’altro. Inoltre, nonostante ci sia la percezione di un investimento minore dal punto di vista emotivo – perché se il rapporto non funziona posso semplicemente chiudere il PC – sono proprio elementi come il maggior tempo a disposizione, la pervasività temporale e spaziale della chat, il maggior senso di disinibizione e di confidenza, la possibilità di mostrarsi “migliori” di come si è realmente, ad aumentare il rischio di idealizzazione della persona con cui si sta chattando e, dunque, di coinvolgimento».
«In linea di principio prosegue Giuliani – sono contraria a demonizzare il mezzo per i rischi che comporta. Ritengo sia più efficace intervenire in modo preventivo con un’educazione trasversale e precoce tanto sugli aspetti legati all’affettività e alla sessualità, quanto sulle potenzialità e i rischi delle nuove tecnologie per un loro uso sempre più consapevole e informato. Online ci si può lasciare con un messaggio, oppure sparire improvvisamente dopo un periodo prolungato di conversazione senza dare alcuna spiegazione. Il ghosting è soluzione comoda ma vissuta con dolore e abbandono per chi lo subisce, un lutto molto difficile da elaborare se viene a mancare l’interlocutore e quindi le spiegazioni. La persona abbandonata si trova a dover passare da una pienezza di rapporto ad una totale assenza: questo genera frustrazione, senso di impotenza, delusione, e a volte rischia di minare il senso di fiducia della persona verso il prossimo».