La psicologa: «aiutare con discrezione e nel lungo periodo»
Gruppo Gedi
Il tragico incidente di ferragosto ha scosso non solo la comunità vigonovese ma anche quella di Saonara, visto che la frazione di Tombelle si divide tra le province di Venezia a Padova. E’ complicato trovare un senso a quanto accaduto: una manovra con l’auto da parte di un papà, una piccola vittima e un senso di dolore difficile da accettare. Il silenzio legato alla scarsa presenza di residenti ancora in ferie, si aggiunge a quello di un lutto che coinvolge tutti coloro che sono rimasti in quartiere. Elaborare un episodio come questo, richiede tempo e sostegno. «Sono eventi traumatici che vanno affrontati nel lungo periodo», dice Fortunata Pizzoferro, vice presidente dell’Ordine degli psicologi del Veneto, «ed è necessaria la vicinanza di parenti, amici e conoscenti, ma anche dell’intera comunità. In questi casi scatta inoltre una fondamentale rete di supporto psicologico da parte dei Comuni, consultori e associazioni di psicologi per la gestione delle emergenze. Come Ordine, voglio dire che siamo a completa disposizione della famiglia e dell’amministrazione comunale nel caso servisse il nostro aiuto».
Cosa accade a livello psicologico dopo un trauma di questa portata?
«Emergono profondi sentimenti di colpa e rabbia verso se stessi, che possono coinvolgere l’intero nucleo familiare. E’ un evento traumatico che, quando lo viviamo, lo leghiamo all’errore umano. Anche nel genitore che non era presente, può scattare il senso di colpa che porta a pensare: “se fossi stato lì, forse questo non sarebbe accaduto”. Ecco perché serve una rete che si attivi fin dal principio, per intraprendere un percorso che coinvolga tutti i soggetti. In questi casi non devono diventare vittime pure gli altri componenti della famiglia. Bisogna evitare di essere travolti dal senso d’impotenza e far capire che c’è la possibilità di continuare, rimanendo uniti».
Quanto può aiutare avere altri figli all’interno del nucleo familiare?
«Non si può generalizzare, ma di sicuro possono dare la giusta motivazione a pensare che ci siano altre vite da coltivare. Talvolta può essere un carico psicologico maggiore, ma proprio per questo è necessario un supporto costante e che infondi speranza. Se c’è una rete di aiuto attorno a questi soggetti, si può sempre fare qualcosa per tornare ad organizzare una nuova vita, seppur segnata da un forte trauma».
Come comportarsi nei confronti delle persone che hanno vissuto una simile tragedia?
«Serve una presenza non invadente. Bisogna far sentire la propria disponibilità e vicinanza, ma senza forzare la mano. In genere, quando noi tutti viviamo un momento negativo, spesso ci fa star male sentire la pressione di coloro che vogliono costringerci a star meglio fin da subito. E’ necessaria una paziente attesa».
Alberto Sanavia