Rassegna Stampa

Psicologi sport, nasce la Consulta dopo gli exploit azzurri a Tokyo

Il segreto professionale impedisce loro di rivelare chi fossero, ma erano 11 gli atleti azzurri in gara a Tokyo seguiti dagli psicologi del Veneto. E proprio mentre in Giappone si chiudeva quella che per l’Italia è stata un’edizione record dei Giochi Olimpici, in regione nasceva ufficialmente la “Consulta Psicologia dello Sport, dell’esercizio fisico e del benessere”, istituita dall’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto.Un team di professionisti coordinato dalla vicepresidente dell’Ordine Fortunata Pizzoferro, che spiega: «L’obiettivo è favorire la nascita di sinergie e collaborazioni con stakeholder legati nell’ambito dello sport, della salute e del benessere psicofisico per promuovere la conoscenza del valore della psicologia dello sport, in tutti i contesti sportivi: giovanili, tra i dilettanti e i professionisti». D’altra parte, a livello internazionale sempre più federazioni e società sportive si avvalgono della collaborazione di psicologi, considerati un’essenziale risorsa di affiancamento nei percorsi di allenamento, per migliorare le prestazioni attraverso l’autoregolazione emotiva e nella concentrazione. Ma lo sguardo dello psicologo va oltre, si occupa di tutte le fasi che caratterizzano la vita dell’atleta, dal recupero degli infortuni alla “transition career”. Marcella Bounous, direttrice del Master di Psicologia dello Sport allo Iusve, aggiunge: «Sto seguendo a distanza alcuni atleti che stanno partecipando alle Olimpiadi in Giappone. La presenza dello psicologo a bordo campo non è sempre necessaria, il lavoro che facciamo li deve rendere indipendenti, altrimenti non avremmo svolto bene il nostro compito: bastano il pc e il telefono, abbiamo uno scambio quotidiano di dati. Un percorso di psicologia dello sport può incidere positivamente sulla prestazione, in quanto allena le abilità mentali coinvolte nella performance: l’attenzione e la concentrazione, il decision making, le capacità immaginative e di visualizzazione, la gestione dell’attivazione, la capacità di recuperare da un errore o da una sconfitta. «Se la mia mente può concepirlo, allora io posso compierlo» diceva il grande Muhammad Ali». Un percorso di preparazione mentale va cucito addosso all’atleta, strutturandolo sulla base delle sue caratteristiche. Ma, come sottolinea Marta Ghisi, docente dell’Università di Padova, «è utile negli sport di squadra, per facilitare i processi di comunicazione e promuovere un buon clima relazionale».– D.Z.